INTRODUZIONE
Dal 24 dicembre 1992 sono entrate in
vigore le norme, recepite con decreto legislativo 4 dicembre 1992,
n. 475 della direttiva del Consiglio della Comunità Europea, in
materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri,
relative ai dispositivi di protezione individuale (89/686/CEE). Ai
sensi delle nuove disposizioni, i dispositivi di protezione
individuale devono corrispondere ai requisiti contenuti
nell'allegato II della direttiva ed essere provvisti del marchio di
conformità CE *). I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono
suddivisi in tre categorie, indipendentemente dal potenziale di
pericolo contro il quale essi sono impiegati:
- prima categoria, DPI semplici, ad es.
guanti da giardino, protezioni per le ginocchia;
- seconda categoria, DPI che non
rientrano nè nella prima, nè nella terza categoria, ad es. gli
elmetti di protezione per uso industriale;
- terza categoria, DPI complessi, ad es.
mezzi per la protezione delle vie respiratorie.
Non esiste attualmente una
regolamentazione ufficiale per l'assegnazione dei DPI alle
rispettive categorie. Per ogni categoria dei DPI è necessaria, da
parte del costruttore o del suo mandatario, una dichiarazione di
conformità CE, in base all'allegato II della direttiva. I DPI
appartenenti alla seconda e terza categoria, necessitano di una
omologazione CE: ciò significa che un'organismo di controllo
autorizzato stabilisce e certifica che il tipo di DPI corrisponde
alle specifiche norme della direttiva. Nel caso di DPI di
progettazione complessa, appartenenti alla terza categoria, è
necessario eseguire altres' un controllo del sistema di qualità, ai
sensi dell'art. 11 della direttiva CE. Nelle norme transitorie del
decreto legislativo n. 475 è stabilito inoltre, che i DPI, già
prodotti alla data di entrata in vigore della direttiva,
conformemente alle normative nazionali vigenti o di altri Paesi
della CEE, possono essere commercializzati fino al 31 dicembre 1994.
(Il marchio GS (marchio di sicurezza controllata), rilasciato
antecedentemente al 1. gennaio 1993, è valido soltanto fino al 1.
gennaio 1998, a meno che, l'organismo di controllo non sia stato
riconosciuto quale organismo di controllo autorizzato).
Che cosa sono i dispositivi di
protezione individuale?
I dispositivi di protezione individuale
sono quei dispositivi e mezzi volti alla difesa e alla diminuzione
dei pericoli per la sicurezza e la salute di una persona; essi sono
portati o indossati sul corpo o su parti di esso.
Quali devono essere i requisiti
dei dispositivi di protezione individuale?
I dispositivi di protezione individuale
possono essere commercializzati, soltanto se rispondono ai requisiti
essenziali per la salute e per la sicurezza, ai sensi dell'allegato
II della direttiva (89/686/CEE) e se sono provvisti del marchio di
conformità CE. I dispositivi di protezione individuale
devono:
- offrire protezione contro i pericoli
da prevenire, senza comportare di per sè un pericolo
maggiore,
- essere idonei per le condizioni
presenti sul posto di lavoro,
- tener conto delle esigenze ergonomiche
e delle necessità di salute del lavoratore,
- essere adatti a colui che li
usa.
All'adempimento della direttiva
(86/686/CEE) concorrono norme europee armonizzate, che non sono
vincolanti, per le quali tuttavia vale il presupposto, che la loro
osservanza comporti anche la realizzazione dei requisiti contenuti
nella direttiva. Il costruttore può discostarsi dalle norme. In
questo caso egli deve però dimostrare di aver ottemperato in altro
modo ai requisiti posti dalla direttiva CEE. Nel periodo di
transizione (fino al 31 dicembre 1994), ai fini della valutazione
dei dispositivi di protezione individuale, possono essere applicate,
fintantochè non esistono norme armonizzate CEE, norme, regole e
prescrizioni nazionali.
*) Il marchio deve essere apportato o sul
prodotto stesso oppure, in casi particolari, sulla più piccola unità
d'imballaggio. CE è l'abbreviazione di "Communautè
Europèenne"-"Comunità Europea" - ora Unione Europea. Ai DPI, per i
quali è prevista un'omologazione, può essere apportato
esclusivamente il marchio CE (il marchio GS, marchio di sicurezza
controllata, ad esempio, non è ammesso).
Quando devono essere utilizzati i
dispositivi di protezione individuale?
I dispositivi di protezione
individuale devono essere utilizzati quando non è possibile
eliminare in altro modo il pericolo al quale è esposto il lavoratore
addetto o se egli non può essere allontanato dalla zona di pericolo.
Le condizioni che impongono l'uso dei dispositivi di protezione
individuale sono determinate, tra l'altro, dalle caratteristiche
specifiche del luogo di lavoro. L'utilizzo adeguato dei DPI comporta
una conoscenza completa dei pericoli presenti sul posto di lavoro.
Questi pericoli vengono determinati mediante un'analisi dei rischi
da parte degli esperti della sicurezza -ingegneri, tecnici o
capiproduzione- in accordo con i medici aziendali.
Si rammenta altresi' che la direttiva del
Consiglio del 30 novembre 1989, relativa alle prescrizioni minime
per la sicurezza e la salvaguardia della salute dei lavoratori,
nell'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale
(89/656/CEE), e la direttiva quadro sulla tutela del lavoro
(89/391/CEE) sono in corso di recepimento nella normativa
italiana.
Il datore di lavoro è obbligato, ai sensi
delle disposizioni generali sulla tutela del lavoro, ad allestire e
organizzare l'azienda in modo tale, che il lavoratore sia protetto
contro i rischi per la sua incolumità e la salute, nei limiti
permessi dalla natura del lavoro svolto in azienda. Le disposizioni
generali contengono già l'obbligo di mettere a disposizione idonei
dispositivi di protezione individuale. Se, ad esempio, anche
adottando misure prioritarie, non è possibile rimanere al di sotto
del valore limite degli inquinanti nell'ambiente di lavoro (MAK) o
della concentrazione biologicamente tollerabile (BAT), il datore di
lavoro è tenuto a mettere a disposizione dei lavoratori, ai sensi
delle norme di igiene del lavoro, idonei dispositivi di protezione
individuale ed a conservarli in condizioni perfettamente igieniche e
pronti per l'uso. I lavoratori possono venire occupati, portando i
dispositivi di protezione individuale, solo per il tempo
strettamente necessario per il procedimento lavorativo e fintanto
ciò sia compatibile con la tutela della salute. I lavoratori, dal
canto loro, sono tenuti ad utilizzare i dispositivi per la
protezione individuale messi a disposizione. Di regola i dispositivi
per la protezione individuale sono di uso strettamente personale. Il
datore di lavoro deve mettere gratuitamente a disposizione dei
lavoratori i dispositivi di protezione individuale, a meno che essi
vengano utilizzati al di fuori dell'attività lavorativa (ad es.
utilizzo privato delle scarpe di sicurezza, di protezione o per uso
professionale).
Nelle norme di prevenzione degli
infortuni sono contenute indicazioni molto dettagliate sull'uso dei
dispositivi di protezione individuale. In particolare:
(1). Se, anche mediante l'impiego di
misure organizzative e tecniche, non è possibile evitare ai
lavoratori pericoli di infortunio o per la salute, il datore di
lavoro è tenuto a mettere a disposizione i dispositivi di protezione
individuale ed a conservarli correttamente.
(2). In particolare, il datore di lavoro
deve mettere a disposizione:
- Protezione del capo:
i lavoratori esposti a specifici pericoli di offesa al capo, per
caduta od oscillazione di materiali dall'alto o a causa dei
pericoli derivanti dall'impigliamento dei capelli, devono essere
provvisti di copricapo appropriato.
- Protezione dei piedi:
quando è prevedibile l'offesa ai piedi nei pericoli specifici di
urto o di schiacciamento o determinati dalla caduta di materiali
dall'alto, nei pericoli di contatto con oggetti acuminati o
taglienti oppure con materiali incandescenti o con fluidi caldi o
causticanti.
- Protezione degli occhi e del
viso: quando è prevedibile l' offesa agli occhi o al viso
per proiezione di materiali o durante la spruzzatura di fluidi o
per la radiazione di sostanze pericolose.
- Protezione delle vie
respiratorie: i lavoratori esposti all'inalazione di gas,
vapori, polveri, nebbia o polveri velenosi, corrosivi o irritanti
o nel caso in cui vi sia mancanza di ossigeno.
- Protezione delle altre parti
del corpo: nel caso in cui i lavoratori si trovino ad
operare vicino a sostanze, che possono provocare lesioni alla
pelle o che possono penetrare nel corpo attraverso la pelle,
cosi'come nel caso di pericolo di ustioni, corrosioni, scottature,
raffreddamento, di elettrocuzione, di punture e tagli.
I lavoratori devono usare, sul luogo di
lavoro, indumenti o abbigliamento, che non causino infortuni,
specialmente a causa di parti in movimento di impianti, del calore,
di sostanze corrosive o di cariche elettrostatiche.
Nel caso in cui i lavoratori siano
occupati in ambiente aperto e sussistano pericoli per la salute
determinati dalle condizioni atmosferiche, è necessario allestire il
posto di lavoro in modo tale che esso sia protetto dagli agenti
atmosferici o mettere a disposizione dei lavoratori indumenti di
protezione.
I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE
INDIVIDUALE
I dispositivi di protezione individuale
comprendono i mezzi di protezione per il capo, gli occhi, il viso,
l'udito, le vie respiratorie, il corpo, le braccia, le mani, le
gambe ed i piedi, cosi'come i mezzi di protezione contro la caduta e
per la protezione dei lavoratori che operano
singolarmente.

PROTEZIONE DEL CAPO
La protezione del capo deve proteggere
dai pericoli di offesa determinati dalla caduta o dall'oscillazione,
dal rovesciamento e proiezione di materiali e dai pericoli derivanti
dai capelli lunghi.
Elmetti di
protezione
Ai sensi delle norme UNI EN 397 "Elmetti
di protezione nell'industria" gli elmetti di protezione sono formati
da un guscio esterno e da un rivestimento interno. Il rivestimento
interno è formato dalle fasce portanti, dalla fascia perimetrale,
dalla fascia posteriore, dalla fascia antisudore e dall' imbottitura
interna. L'elmetto di protezione deve possedere un'elevata
resistenza agli urti e alla penetrazione, conformemente alle
prescrizioni di prova contenute in UNI EN 397. La distanza tra il
cranio e la parte interna del guscio dà la deflessione utile per
l'esaurimento dell'energia d'urto. La conformazione dell'elmetto
deve deviare, possibilmente in modo tangenziale, gli oggetti che vi
urtano. La struttura interna dell'elmetto deve ripartire i carichi
che gravano sul capo attraverso l'elmetto. La fascia antisudore deve
essere formata da materiale ben tollerabile alla pelle e garantire
una calzata confortevole dell'elmetto.
La fascia posteriore deve
permettere, insieme con la fascia perimetrale regolabile, una buona
calzata dell'elmetto anche in posizione china. Gli elmetti devono
eventualmente essere assicurati dal cadere o dal volar via mediante
un sottogola. A seconda dell'impiego, gli elmetti devono garantire
l'aerazione, l'eliminazione dell'acqua, la riflessione, la
resistenza al fuoco, cosi' come l'isolamento elettrico.
Gli elmetti devono essere contrassegnati
nel seguente modo:
- indicazione delle norme UNI EN
397; - nome o marchio del costruttore; - anno e trimestre di
fabbricazione; - tipo dell'elmetto (indicazione del
costruttore); - grandezza o settore di grandezza (in cm.); -
marchio di conformità CE.
Gli elmetti di sicurezza, che
rispondono a esigenze ulteriori, devono essere contrassegnati come
segue:
Requisiti
particolari |
Contrassegno
|
Protezione per
temperature basse |
"-20 øC" o "-30 øC" a
seconda dell'impiego previsto |
Protezione per
temperature |
molto alte "+150 øC"
|
Isolamento
elettrico |
"440 Vac" |
Resistenza alla
deformazione |
per carichi laterali
"RL" |
Protezione contro gli
spruzzi |
di metallo fuso
"MM" |
Ogni elmetto di protezione deve
essere provvisto delle seguenti informazioni nella lingua del paese
in cui viene commercializzato (Alto Adige: italiano e
tedesco):
- nome e indirizzo del
costruttore;
- indicazioni o consigli concernenti la
conservazione, l'uso, la pulizia, la manutenzione e la
disinfezione;
- indicazioni relative agli accessori e
alle parti di ricambio idonee;
- il significato del contrassegno, delle
informazioni ulteriori e delle indicazioni relative ai limiti
d'impiego dell'elmetto, corrispondentemente ai rischi
relativi;
- limiti d'impiego o durata d'impiego
dell'elmetto e dei suoi componenti;i
- ndicazioni particolareggiate relative
al tipo d'imballaggio idoneo per il trasporto degli elmetti di
protezione.
Particolari settori
d'impiego
Requisiti
particolari
Elmetti di protezione per i
lavori con le pistole sparachiodi
Nei lavori con le pistole
sparachiodi devono essere utilizzati gli elmetti protettivi, al fine
di garantire la protezione contro la proiezione dei chiodi o le
schegge di materiale. Gli elmetti devono essere caratterizzati da
una bordura ampia, lungo tutta la circonferenza e non devono avere
aperture d'aerazione. Questo elmetto deve superare una prova di
sparo. Esso è realizzato in poliestere rinforzato con fibra di
vetro. E'necessario rispettare, inoltre, l'utilizzo della protezione
al viso per ogni lavoro. Per i lavori con le macchine spingichiodi è
sufficiente il normale elmetto di protezione.
Elmetti di protezione per
minatori e per i lavori in sotterraneo
L'elmetto di protezione non deve
presentare parti metalliche continue e deve essere caratterizzato da
un sostegno per la lampada e da un cavo di collegamento.
Elmetti di protezione per basse
temperature ambientali
Nel caso di temperature ambientali basse,
ad es. nei magazzini o celle frigorifere e all'aperto vengono
utilizzati elmetti di protezione dotati dei requisiti rispondenti
all'indicazione "protezione contro temperature molto basse". Anche
nel caso di conservazione di questo tipo di elmetti ad una
temperatura di -20ø fino a -30øC, le caratteristiche di protezione e
di resistenza devono mantenersi inalterate.
Elmetti di protezione per
temperature ambientali elevate
Nel caso di temperature ambientali
elevate, ad es. per i lavori agli altoforni o ai forni fusori,
vengono utilizzati elmetti di protezione dotati dei requisiti
rispondenti all'indicazione "protezione per temperature molto
elevate". La calotta dell'elmetto viene portata ad una temperatura
di +150 øC ed il rivestimento interno ad una temperatura di +50øC: i
requisiti di resistenza meccanica devono rimanere
inalterati.
Elmetti di protezione per
l'agricoltura e lavori forestali
L'elmetto deve essere provvisto di
aperture per l'aerazione, chiuse verso l'alto ed a forma di
"abbaino", e di una canaletta per la pioggia; esso deve inoltre
rispondere al requisito di "protezione per temperature molto
basse".
Elmetti di protezione per i
lavori ad impianti elettrici fino a 1000 V
L'elmetto deve avere un sufficiente grado
di isolamento elettrico e non deve contenere parti metalliche
continue. Durante la prova con 3 kV. di tensione alternata, per la
durata di 5 minuti, l'intensità di corrente che l'attraversa non
deve superare il valore 1,5 mA.
Modelli
particolari
Per lavoratori che hanno subito delle
lesioni al capo vengono forniti rivestimenti interni particolari. A
seconda del tipo di lesione e al fine di ripartire il peso
dell'elmetto sul capo, evitando di premere sulla parte sensibile,
vengono utilizzate fasce in tessuto o in pelle o cuscinetti in
schiuma espansa.
Gli elmetti per i vigili del fuoco,
secondo UNI EN 433, sono costituiti, frequentemente, di acciaio
bonificato. Spesso sono forniti di una protezione della nuca. E'
prescritto inoltre un sottogola per il fissaggio dell'elmetto sul
capo in maniera sicura.
Protezione completa per il
capo
Per lavori speciali è necessario
utilizzare un elmetto che protegga completamente anche il viso, la
nuca ed il collo. Tali elmetti proteggono contro proiezioni di
particelle pulveriformi o contro gas e vapori, ad es. nella
sabbiatura o nella metallizzazione a spruzzo. Il finestrino dell'
elmo può consistere di una griglia in filo d'acciaio con uscita
d'aria o in policarbonato chiaro e trasparente con aperture laterali
per l'uscita dell'aria. L'aerazione può avvenire mediante aria
compressa o ventilazione.
Reti e cuffie protettive per i
capelli
Ai sensi delle norme di prevenzione degli
infortuni, non è ammesso lavorare con capelli lunghi liberi o trecce
nelle vicinanze di organi in movimento, che presentano pericoli di
impigliamento dei capelli. Come protezione sono necessari reti o
cuffie per capelli.
Copricapo
antiurto
I copricapo antiurto hanno dimostrato una
buona efficacia contro gli urti, in specie nei lavori ferroviari di
manovra. I requisiti sono contenuti nelle norme UNI EN 812
"Copricapo antiurto per uso industriale".
PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL
VISO
Gli occhi vengono protetti mediante
occhiali di protezione o protezioni da fissare sugli occhiali. Il
viso viene protetto invece per mezzo di visiere, cappe o schermi di
protezione.
I danni all'occhio possono essere
determinati da molteplici cause:
Lesioni
meccaniche Polveri, acidi, schegge che possono penetrare
nell'occhio; lesioni dovute ad urto o colpo.
Lesioni ottiche La
luce naturale e artificiale o le sorgenti di radiazioni causano una
gran parte delle lesioni agli occhi, in dipendenza della lunghezza
d'onda:
- Radiazione
ultravioletta 200-380 nm. (1 nm. nanometro= 10 -9
m.)
Particolarmente dannose sono le radiazioni ad onde corte di
circa 310 nm. - Abbagliamento nella saldatura elettrica.
- Luce visibile 380-780
nm.
Un'intensità luminosa troppo alta e
un'illuminazione insufficiente sono dannosi per la vista.
- Radiazione infrarossa 780-4000
nm
L'energia radiante viene in parte convertita in
calore sulla retina. Ciò può provocare delle bruciature e la
cecità -cateratta- provocata dal calore.
- Radiazione
laser
Il fascio di raggi da 350 fino a 1400 nm. ha
effetti particolarmente dannosi sulla retina. I danni alla retina
a causa dei raggi laser maggiori di 1400 nm. si verificano
soltanto in caso di esposizioni intense e prolungate.
Lesioni chimiche Le
sostanze chimiche solide, liquide o gassose (ad es. le basi, gli
acidi, i gas corrosivi) possono penetrare nell'occhio. Essi
corrodono la retina e danneggiano la vista.
Lesioni
termiche Freddo o calore estremi provocano ugualmente
lesioni agli occhi: lacrimazione a causa del freddo, ustioni della
retina a causa del caldo.
Occhiali di
protezione
Gli occhiali di protezione sono
formati dalla montatura e dalle lenti (DIN 4646, parte 1, UNI EN
166). Al fine di evitare la penetrazione laterale di sostanze nocive
o di radiazioni essi sono dotati di ripari laterali. Esistono
occhiali a stanghette e avvolgenti con aperture per l'aerazione. Gli
occhiali devono assicurare un perfetto posizionamento sul viso.
L'ampiezza del campo visivo è determinata dalla dimensione minima
delle lenti, secondo le norme DIN 4646, parte 1. Il materiale degli
occhiali deve essere invariante alla temperatura e non infiammabile,
non deve avere componenti nocivi alla salute, nè venir attaccato
dall'umidità o dal sudore. Per i diversi tipi di pericolo sono stati
creati svariati tipi di occhiali. I sopraocchiali sono formati per
lo più da materiale sintetico: le lenti che si inseriscono sugli
occhiali si possono sollevare verso l'alto.
Contrassegno per la montatura: marchio
d'identificazione del costruttore, rischio coperto, simbolo di
certificazione; per le lenti: marchio d'identificazione del
costruttore, livello di protezione (solo filtro), classe ottica,
resistenza meccanica (se necessario), simbolo di
certificazione.
Visiera di
protezione
Visiere protettive contro schegge,
sostanze chimiche o radiazioni. Esse possono essere fissate ad un
supporto per il capo oppure tenute con la mano per mantenere una
libera visibilità. La finestra della visiera contiene lastre
trasparenti, filtranti, sostituibili e regolabili, ad es. per la
saldatura elettrica.
Cappa di
protezione
Le cappe di protezione, in diversi
materiali, vengono utilizzate insieme con l'elmetto di protezione o
altri dispositivi di sostegno. Esse sono pressochè chiuse e sono
munite frontalmente di lastre trasparenti di protezione sollevabili,
ad es. per i lavori ai forni di riscaldo.
Schermi di
protezione
Gli schermi di protezione vengono fissati
all'elmetto di protezione o ad altri dispositivi di sostegno, ma non
sono completamente chiusi. Essi possono consistere di un tessuto
metallico o di materiale sintetico ed hanno superfici parzialmente
metallizzate per la riflessione del calore. Essi devono essere
difficilmente infiammabili; gli schermi devono proteggere dalle
azioni meccaniche, dagli schizzi, dalle scintille, dal calore
radiante e dalle sostanze chimiche. Alcuni possono avere lastre
trasparenti di sicurezza con azione filtrante. Per i lavori con
elementi in tensione, con tensione nominale fino a 1000 V gli
schermi di protezione devono essere di materiale sintetico isolante
(senza parti metalliche scoperte), secondo DIN 0680. Nella parte
interna dello schermo deve esservi una lamina di protezione contro
le cariche elettrostatiche.
Lastre trasparenti di
sicurezza
A seconda della loro efficacia protettiva
le lastre trasparenti si dividono in:
- lastre trasparenti di sicurezza
- lastre trasparenti con azione di
filtro
Le lastre trasparenti devono soddisfare
ai requisiti minimi, relativamente alla resistenza termica, ai raggi
ultravioletti e alla qualità ottica. Le lastre trasparenti sono
suddivise in:
classe
1: |
bassa deformazione
ottica per lavori che richiedono elevate esigenze di
visibilità e per un utilizzo continuativo; |
classe
2: |
media deformazione
ottica per lavori che richiedono medie esigenze di
visibilità; |
classe
3: |
alta deformazione
ottica solo in casi eccezionali per lavori grezzi, senza
particolari esigenze di visibilità; da non utilizzare
continuativamente. |
Ogni lastra trasparente deve essere
contrassegnata dalla classe ottica.
Lastre trasparenti di sicurezza
senza proprietà filtrante
Le lastre trasparenti di sicurezza sono
da usare ovunque esista il pericolo di lesioni meccaniche per
l'occhio. Sono ammessi i seguenti materiali:
- vetro di sicurezza a lastra semplice -
vetro temprato,
- vetro di sicurezza stratificato -
vetro a più lastre,
- materiale sintetico.
Le lastre trasparenti di sicurezza devono
essere conformi alle norme DIN 4646, parte 1. Esistono anche lenti
di correzione per portatori di occhiali.
Lastre con azione
filtrante
Le radiazioni dannose devono
essere filtrate in modo tale che la loro intensità e la loro
composizione spettrale non siano nocive per l'occhio; devono
tuttavia venir garantite delle buone condizioni di visibilità. Le
lastre trasparenti filtranti possono consistere degli stessi
materiali delle lastre trasparenti di sicurezza. Le lastre
trasparenti che superano la prova di non adesione del metallo fuso,
vengono contrassegnate con la cifra 9.
Una suddivisione in livelli di protezione
permette di scegliere la lastra trasparente filtrante idonea, che
garantisca una protezione sufficiente. Livelli di filtro protettivo
da 1 a 6 (norme DIN 4646, parte 1, norme UNI EN 166).
In base al tipo di radiazione da
schermare, le lastre trasparenti filtranti vengono suddivise nel
modo seguente:
- Filtro per la saldatura e tecniche
similari: UNI EN 169
- Filtro protettivo per raggi
ultravioletti: UNI EN 170
- Filtro protettivo per radiazione
infrarossa: UNI EN 171
- Filtro protettivo solare: UNI EN...
(DIN 4647 fgl. 4)
- Filtro protettivo per laser: UNI EN...
(DIN 58215)

PROTEZIONE DEL CORPO - ABBIGLIAMENTO
DI PROTEZIONE
Per protezione del corpo s'intende
l'abbigliamento che copre il tronco, come ad es. gli indumenti di
protezione, compresi i panciotti, le giacche, i pantaloni, i
mantelli ed i grembiuli di protezione. Anche l'abbigliamento di
segnalazione contro i pericoli della circolazione stradale rientra
nella categoria dell'abbigliamento di protezione. La norma
armonizzata UNI EN 340 "Abbigliamento di protezione - Requisiti
generali" stabilisce i requisiti fondamentali dell'abbigliamento di
protezione, ai quali si fa riferimento nelle norme speciali, come ad
es. nelle norme UNI EN 470 "Abbigliamento per i lavori di saldatura
e procedimenti similari". I "Requisiti Generali" relativi
all'abbigliamento di protezione forniscono le necessarie indicazioni
sul contrassegno e sul costruttore, sulla taglia dell'abbigliamento
e sul comportamento del materiale all'invecchiamento.
Contrassegno
L'abbigliamento di protezione deve essere
munito, oltre che del marchio di conformità CE, anche dei seguenti
contrassegni:
- nome, marchio di fabbrica o altre
modalità d'identificazione del costruttore o del suo
mandatario,
- tipo, nome commerciale o
codice,
- grandezza,
- numero della norma europea,
- pittogramma relativo al pericolo,
contro il quale viene utilizzato l'abbigliamento di protezione, in
special modo l'ambito di utilizzo ed eventualmente i livelli di
efficacia o le classi,
- contrassegno per la
manutenzione.
Informazioni sul
costruttore
Ogni capo dell' abbigliamento di
protezione deve essere accompagnato da chiare informazioni in forma
scritta, nelle quali devono essere contenute essenzialmente le
seguenti indicazioni:
- nome e indirizzo completo del
costruttore o del suo mandatario nella società,
- denominazione del prodotto,
- numero della norma europea,
- spiegazione dei pittogrammi, dei
livelli o classi di prestazione,
- indicazioni sull'uso.
Abbigliamento di protezione
contro il freddo, secondo UNI EN 342
Per la protezione contro le temperature
inferiori ai -5 øC - ad es. nelle celle frigorifere o per i lavori
all'aperto (nel periodo invernale) - viene utilizzato
l'abbigliamento di protezione in tessuto imbottito o a più strati di
materiale sintetico o naturale. Per la permeabilità all'aria e la
resistenza alla permeabilità del vapore acqueo sono stabilite tre,
rispettivamente quattro classi (livelli di prestazione).
Abbigliamento di protezione
contro le intemperie, secondo UNI EN 343
Nel caso di condizioni atmosferiche
sfavorevoli, di vento o di temperatura ambientale al di sopra di
-5øC, viene utilizzato l'abbigliamento di protezione in materiale
sintetico o in tessuto plasticato con aperture per l'aerazione sotto
le ascelle e sulla schiena. Se utilizzato con una fodera termica
l'abbigliamento di protezione contro le intemperie può servire anche
come abbigliamento di protezione contro il freddo fino a temperature
di -5øC.
Abbigliamento di protezione per
la saldatura e procedimenti similari, secondo UNI EN
470
L'abbigliamento di protezione deve
proteggere colui che lo indossa dalle ustioni dovute a particelle
metalliche calde o roventi e dal breve contatto con fiamme e
radiazioni ultraviolette. La norma UNI EN 470 è valida sia per
l'abbigliamento di protezione in pelle che in tessuto. Le particelle
roventi o gli spruzzi di saldatura non devono rimanere attaccate
all'abbigliamento di protezione. La reazione al fuoco del materiale
utilizzato deve rispondere perlomeno ai requisiti della classe 1, ai
sensi delle norme CEN 162 N 105.
Abbigliamento di protezione per i
lavoratori del settore industriale, esposti al calore, secondo UNI
EN 531 (ad eccezione dell'abbigliamento di protezione
per i vigili del fuoco e per i saldatori)
Tale abbigliamento è indicato per la
protezione contro l'azione di parti roventi, del calore radiante, di
brevi contatti con fiamme libere, delle scintille, cosi' come degli
spruzzi di scorie o di metallo liquidi. L'abbigliamento di
protezione dal calore deve riflettere il calore radiante e deve
essere difficilmente o affatto infiammabile. Questi requisiti sono
soddisfatti dalle fibre minerali, dalle fibre naturali difficilmente
infiammabili e dalle fibre sintetiche. Esse sono tessuti portanti,
per il rivestimento superficiale riflettente con lamine di
alluminio, rame, argento ed oro, i quali riflettono il calore
radiante fino al 90%. Contro le sostanze liquide infiammabili
vengono utilizzati tessuti con rivestimento in materiale sintetico
autoestinguente, che in parte è resistente agli acidi.
I requisiti dell'abbigliamento di
protezione sono stabiliti mediante livelli di prestazione,
rappresentati nel pittogramma con 5 numeri:
Posizione:
1 |
propagazione limitata delle fiamme: |
prova
secondo le norme CEN/TC 162N126 (ad es. 2). |
Posizione:
2 |
calore di
convezione |
prova
secondo le norme UNI EN 367 (ad es. 3). |
Posizione:
3 |
calore
radiante: |
prova
secondo la norma UNI EN 366 |
Posizione:
5 |
spruzzi di
metallo liquido-alluminio: |
prova
secondo le norme UNI EN 373 (ad es. 2). |
Posizione:
6 |
spruzzi di
metallo liquido-ferro: |
prova
secondo le norme UNI EN 373 (ad es.
1). |
I requisiti per l'abbigliamento di
protezione per i vigili del fuoco sono contenuti nelle norme UNI EN
469.
Abbigliamento di protezione
contro le sostanze chimiche
I vestiti, i mantelli, i grembiuli, le
maniche e le cappe devono proteggere dalle sostanze chimiche liquide
e solide (particellate) e dalle sostanze biologiche.
Le norme armonizzate riguardanti
l'abbigliamento di protezione dalle sostanze chimiche indicano i
requisiti necessari per il materiale utilizzato, per le cuciture e
le giunzioni, cosi' come i requisiti complessivi dell'abbigliamento
di protezione.
Le seguenti norme EN riguardanti
l'abbigliamento di protezione dalle sostanze chimiche liquide,
liquide e gassose, compresi gli aerosol da liquidi e le particelle
solide sono nuove:
UNI EN 465 Abbigliamento
di protezione contro le sostanze chimiche; protezione contro
sostanze chimiche liquide; requisiti di prestazione; equipaggiamento
tipo 4; indumenti di protezione con congiunzioni impermeabili tra le
diverse parti dell'indumento.
UNI EN 466 Abbigliamento
di protezione contro le sostanze chimiche; protezione contro
sostanze chimiche liquide (compresi gli aerosol da liquidi),
requisiti di prestazione; equipaggiamento tipo 3; abbigliamento di
protezione con congiunzioni impermeabili tra le diverse parti
dell'indumento.
Le norme stabiliscono dei requisiti
minimi dell'abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche,
con congiunzioni tra le parti dell'indumento impermeabili ai liquidi
e agli spray.
UNI EN 467 Abbigliamento
di protezione contro le sostanze chimiche; protezione contro
sostanze chimiche liquide; requisiti di prestazione; equipaggiamento
tipo 5; indumenti che garantiscono una protezione contro le sostanze
chimiche per parti del corpo.
Nella norma vengono stabiliti i requisiti
minimi del materiale per l'abbigliamento di protezione come ad es.
grembiuli, maniche e cappe.
UNI EN 943 Abbigliamento
di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche, liquide e
gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti
di prestazione per l'abbigliamento di protezione senza aerazione,
con giunzioni impermeabili ai gas (equipaggiamento tipo
1B).
La norma stabilisce i requisiti minimi
per l'abbigliamento di protezione a tenuta contro le sostanze
chimiche gassose, sopra il quale viene indossato un apparecchio per
l'approvvigionamento dell'aria, che funziona indipendentemente
dall'atmosfera ambientale (per es. recipiente con aria compressa).
Nell'indumento è installata una maschera completa, alla quale è
collegato dall'esterno l'apparecchio di protezione delle vie
respiratorie.
UNI EN 944 Abbigliamento
di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche liquide e
gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti
di prestazione per l'abbigliamento di protezione alimentato ad aria
compressa, con giunzioni a tenuta di gas (equipaggiamento tipo
1C).
La norma stabilisce i requisiti minimi
per l'abbigliamento di protezione a tenuta di gas. L'aria per la
respirazione viene introdotta in sovrapressione, ad es. mediante il
tubo per l'aria compressa con valvola di regolazione.
UNI EN 945 Abbigliamento
di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche liquide e
gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti
di prestazione per abbigliamento di protezione alimentato ad aria
compressa con giunzioni non a tenuta di gas (esecuzione tipo
2).
L'approvvigionamento dell'aria
dell'abbigliamento di protezione ventilato avviene come per gli
indumenti di protezione secondo UNI EN 944.
UNI EN 946 Abbigliamento
di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche liquide e
gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti
di prestazione per l'abbigliamento di protezione avvolgente e non
aerato con giunzioni a tenuta di gas (esecuzione tipo
1A).
L'abbigliamento di protezione a tenuta di
gas viene utilizzato con un apparecchio di protezione per le vie
respiratorie, che opera indipendentemente dall'atmosfera
circostante, ad es. un recipiente con aria compressa. L'apparecchio
di protezione delle vie respiratorie viene portato al di sotto
dell'abbigliamento di protezione contro le sostanze
chimiche.
Abbigliamento di protezione per
elettricisti
Per i lavori agli impianti elettrici è
necessario utilizzare i dispositivi di protezione individuale,
verificati ai sensi delle norme DIN VDE 0689, parte 1. In questi
rientrano i dispositivi isolanti di protezione per il capo, il viso,
le mani, i piedi ed il corpo. Poichè l'abbigliamento isolante di
protezione è impermeabile al vapore acqueo, esso non viene
utilizzato volentieri. Questo tipo di abbigliamento deve essere
provato con la tensione di 1000 V e deve essere contrassegnato
specificatamente (vedi simbolo).
Abbigliamento di protezione
contro azioni meccaniche
L'abbigliamento di protezione per i
luoghi di lavoro in cui può verificarsi il pericolo di rimanere
impigliati in parti mobili o rotanti, deve rispondere ai requisiti
contenuti nelle norme UNI EN 510. Oltre all'indumento a un pezzo
(tuta con o senza maniche) vengono utilizzati anche giubbotti e
pantaloni con patta. Si tratta di abbigliamento aderente con
superfici lisce, prive di tasche esterne e con chiusure che non
finiscono aperte verso l'esterno.
Abbigliamento di protezione da
puntura o taglio
I grembiuli, i guanti e i bracciali che
proteggono da lesioni da puntura o da taglio, vengono utilizzati
nelle aziende per la lavorazione della carne. La norma UNI EN 412
"Grembiuli di protezione con l'uso di coltelli" contiene, tra
l'altro, i requisiti relativi al materiale, alla resistenza alla
penetrazione, alla conformazione e al contrassegno dei dispositivi
di protezione individuale. L'abbigliamento di protezione è formato
solitamente da un tessuto metallico di acciaio inossidabile o di
ottone nichelato.
Abbigliamento di protezione per
gli utenti di seghe portatili a catena, secondo UNI EN
381
Nell' impiego delle seghe a catena devono
essere protette dal pericolo di tagli in particolar modo la zona
delle gambe e dell'addome.
Nella norma UNI EN 381 sono stabiliti i
requisiti per la protezione delle gambe. L'inserto di protezione
contro il taglio è formato generalmente da più strati di stoffa o da
un insieme di filamenti singoli, molto lunghi. Se la catena della
segatrice taglia lo strato superiore della stoffa, i filamenti
dell'inserto di protezione vengono strappati fuori intasando la
ruota della catena e bloccando in frazioni di secondo la sega a
catena.
Abbigliamento di segnalazione,
secondo UNI EN 471 contro i pericoli della circolazione
stradale
Vengono stabilite 3 classi di
abbigliamento di segnalazione, in dipendenza delle superfici minime
del materiale fluorescente di sfondo e del materiale
riflettente.
Classe 3: ad es. tuta,
giacca
Classe 2: ad es. panciotto, soprabito,
pantaloni,
Classe 1: ad es. bretelle in materiale
riflettente
Per il materiale di sfondo è ammesso non
soltanto il colore fluorescente arancione-rosso, ma anche il giallo
e il rosso fluorescenti.
Abbigliamento di protezione
contro le sostanze radioattive
L'abbigliamento deve proteggere contro la
contaminazione da sostanze radioattive e non dalle radiazioni
radioattive. L'abbigliamento di protezione rivestito e permeabile
all'aria, viene utilizzato, insieme con i dispositivi di protezione
delle vie respiratorie, nei lavori in cui s'impiega materiale
fissibile o sostanze radioattive. Attualmente è in via di
elaborazione una norma EN per l'abbigliamento di protezione contro
la contaminazione radioattiva.
PROTEZIONE PER LE MANI
Le lesioni alle mani rappresentano la
parte più consistente degli infortuni nel settore industriale e
artigianale. Perciò le mani e gli avambracci devono essere protetti
dai pericoli di lesioni meccaniche, termiche, chimiche, dalle
contaminazioni radioattive e dal contatto con la tensione elettrica.
In base alle norme sulle sostanze pericolose, i guanti di protezione
devono essere indossati nell'uso di sostanze che rappresentano un
rischio per le mani e per la pelle. Secondo le norme di prevenzione
i guanti di protezione devono essere utilizzati, quando può
insorgere il pericolo di lesioni alle mani. L'uso dei guanti può
tuttavia anche essere pericoloso, ad es. nell'utilizzo di macchine
con parti rotanti.
La norma armonizzata europea UNI EN 420
"Requisiti generali per i guanti di protezione" introduce nuove
denominazioni per la grandezza dei guanti, mentre non viene fatto
cenno alla loro forma. Per alcuni determinati settori d'impiego
esistono norme EN particolari. Il contrassegno dei settori di
protezione è dato da pittogrammi, la cui spiegazione deve essere
esposta sull'imballaggio o contenuta nelle indicazioni
d'uso.
Contrassegno
Ogni guanto di protezione deve essere
contrassegnato nel modo seguente:
- nome del costruttore o del suo
mandatario,
- denominazione del guanto (nome
dell'articolo o codice),
- grandezza,
- marchio di conformità CE.
Indicazioni
d'uso
All'utente devono essere fornite le
seguenti informazioni essenziali:
- nome e indirizzo completo del
costruttore o del suo mandatario,
- denominazione dei guanti di
protezione,
- indicazioni sulle grandezze
disponibili del tipo di guanti di protezione,
- pittogrammi per i settori d'utilizzo
con i livelli di prestazione corrispondenti,
- indicazioni sulla manutenzione e
conservazione.
Grandezze e misure dei guanti di
protezione
Secondo la norma UNI EN 420 sono state
stabilite le seguenti grandezze dei guanti di protezione, in
rapporto alla dimensione della mano:
Grandezza Dimensione della Lunghezza
dei guanti mano (mm.) min. dei guanti di protez.
Circonferenza Lunghezza (mm.)

Classificazione dei guanti di
protezione
La suddivisione è predisposta per classi
di pericolo:
- pericoli meccanici,
- pericoli chimici,
- calore e fuoco,
- freddo,
- cariche elettrostatiche,
- corrente elettrica
- radiazioni ionizzanti,
- contaminazioni batteriologiche,
- vibrazioni.
Il grado e l'estensione della protezione
sono simboleggiati dai livelli di prestazione e dai pittogrammi, che
fissano il settore di protezione.
Guanti di protezione contro i
rischi meccanici, secondo UNI EN 388
Per i guanti di protezione per
sollecita-zioni meccaniche, accanto al pittogramma corrispondente
devono essere indicati i livelli di prestazione delle verifi-che
eseguite:
- resistenza all'usura,
- resistenza al taglio,
- resistenza alla lacerazione,
- resistenza alle punture.
I livelli di prestazione devono essere
indicati in modo chiaro, accanto al pittogramma, sulla confezione di
ogni singolo paio di guanti.
Prova Livelli di prestazione

Le cifre 0 ed 1 indicano il livello
minimo delle caratteristiche. Il marchio CE può essere apportato
soltanto dopo che è stata effettuata un'omologazione, presso un
organismo accreditato.
I guanti di protezione per sollecitazioni
meccaniche vengono prodotti ad es. in pelle, in tessuto, in caucciù
di nitrile con jersey di cotone oppure in materiale rivestito in
PVC.
I settori d'impiego sono molteplici. Essi
comprendono i lavori all'aperto, come ad es. i lavori edili, la
lavorazione dei metalli e i lavori di montaggio e
trasporto.
Guanti di protezione contro
sostanze chimiche ed i microorganismi (secondo UNI EN 374, parte 1,
3-5)
Il materiale deve possedere, oltre alla
resistenza meccanica, anche i requisiti relativi alla penetrazione e
alla permeazione. La penetrazione viene accertata mediante un
test di tenuta all'aria e/o all'acqua, secondo UNI EN 374, parte 3 e
4. La permeazione, secondo UNI EN 374, parte 5, viene accertata
misurando il tempo impiegato da un liquido pericoloso per venire in
contatto con la pelle.

I materiali usati sono il caucciù
naturale o il lattice, per alcuni gruppi di materiali anche il PVC o
il PVA (alcol polivinilico). Una protezione limitata offrono anche i
guanti monouso nel settore igiene, fatti di un velo di materiale
sintetico (velo di ordito di olefina o di polipropilene).
Guanti di protezione contro i
rischi termici (calore e fuoco), secondo UNI EN
407
Questo tipo di guanti di
protezione deve possedere, oltre a un elevato isolamento al calore,
anche particolari requisiti di resistenza meccanica. Il tipo e
l'estensione della protezione sono simboleggiati da un pittogramma
con il simbolo della fiamma e con i diversi livelli di prestazione
(1-4). Se al posto della cifra compare una "X", significa che i
guanti non sono stati verificati contro questo particolare
rischio.
Pos. |
|
1 |
Comportamento
al fuoco: il tempo in secondi, durante il quale il
materiale continua a bruciare, dopo che la fiamma è stata
allontanata dal pezzo in prova |
2 |
Calore di
contatto: l'ambito di temperatura tra i 100øC e i
500øC, nel quale colui che indossa i guanti, non sente alcun
dolore per la durata di almeno 25 secondi |
3 |
Calore
convettivo: il tempo durante il quale il guanto di
protezione riesce a ritardare il trasferimento del calore di
una fiamma |
4 |
Calore
radiante: il tempo necessario per riscaldare il pezzo
in prova fino ad una determinata temperatura |
5 |
Piccoli
spruzzi di metallo fuso: determinante è il numero
delle gocce di metallo fuso, necessario affinchè i guanti di
protezione raggiungano un'innalzamento della temperatura di
40øC. |
6 |
Grandi
quantità di metallo fuso: il calore necessario,
affinchè un simulatore della pelle, posto direttamente dietro
il pezzo in prova, venga lisciato o perforato. La prestazione
viene contrassegnata da un indice da 1 a 4 (oppure 1-3 nel
caso di calore convettivo). I guanti di protezione devono
inoltre rispondere al livello di prestazione 1 per la
resistenza all' usura e allo
strappo. |
Il cuoio è molto adatto contro i contatti
brevi con superfici incandescenti, contro il calore radiante, come
pure contro gli spruzzi di metallo (guanti di protezione per i
lavori di saldatura, DIN 4841, parte 4). Grazie alla particolare
struttura del suo tessuto spugnoso, il cotone permette un buon
isolamento dal calore. Il rivestimento con caucciù di nitrile
cosi'come le inserzioni di veli di stoffa aumentano le possibilità
d'impiego dei guanti di protezione in tessuto di cotone, fino a
circa 200øC.
I guanti di protezione in Nomex (fibra in
poliammide) sono indicati per le elevate esigenze dovute al calore e
al fuoco. La norma UNI EN 659 stabilisce i requisiti particolari per
i guanti di protezione dei vigili del fuoco.
I guanti di protezione impiegati per una
temperatura maggiore di 50øC devono essere sottoposti ad
un'omologazione CE, ai sensi dell'art. 10 (89/686/CEE). I guanti di
protezione previsti per gli ambienti caldi, con una temperatura
ambientale di 100 øC o maggiore, devono essere sottoposti ad un'
ulteriore controllo di qualità, ai sensi dell'art. 11.
Guanti di protezione contro il
freddo, secondo UNI EN 511
Per i guanti che offrono protezione
contro un rischio di scarsa entità, ad es. per condizioni
atmosferiche non eccezionali o estreme, non è necessaria l'
omologazione. Il costruttore può apporre il marchio CE, dopo il
rilascio della dichiarazione di conformità CE.
Per ogni altro tipo di guanti per la
protezione è necessaria l'omologazione. Per impieghi i cui effetti
sono paragonabili a quelli riscontrati in luoghi, la cui temperatura
ambientale sia di -50øC o minore di questo valore, è necessario,
inoltre, ai sensi dell'art. 11 (89/686/CEE), il controllo di
qualità.
Contrassegno
Il livello e l'estensione della
protezione sono rappresentati dal pittogramma con tre livelli di
prestazione:
- protezione dal freddo di
convezione,
- protezione dal freddo per
contatto,
- impermeabilità all'acqua.
Dove: 0 = permeabile dopo 30
minuti,
1 = impermeabile dopo più di 30
minuti.
Come materiale possono essere utilizzati
tessuti rivestiti in PVC con isolamento in materiale
espanso.
Norme per altri ambiti
d'impiego:
UNI
EN 421 |
|
Guanti di
protezione contro le radiazioni ionizzanti, compresa la
contaminazione e la radiazione. |
UNI
EN 455 |
parte 1
|
Guanti
monouso per uso medico; requisiti e verifica per
l'ermeticità |
UNI
EN 455 |
parte
2 |
Guanti
monouso per uso medico; requisiti e verifica delle proprietà
fisiche |
PROTEZIONE DEI PIEDI
Dal 1. gennaio 1993 valgono le seguenti
norme armonizzate EN riguardanti le scarpe da lavoro:
UNI
EN 344 |
Requisiti e
metodi di prova per le scarpe di sicurezza, di protezione e da
lavoro per l'uso industriale |
UNI
EN 345 |
Specificazione delle scarpe di sicurezza per l'uso
industriale |
Le nuove norme distinguono 3 tipi di
scarpe - a seconda del livello di rischio:
- scarpe di sicurezza
- scarpe di protezione
- scarpe da lavoro
La norma UNI EN 345, cosi'come altre due
norme, stabiliscono i requisiti particolari per le scarpe di
sicurezza, di protezione, da lavoro e per l'uso
industriale:
UNI EN 346 -
Specificazione delle scarpe di protezione per l'uso
industriale,
UNI EN 347 -
Specificazione delle scarpe da lavoro per l'uso
industriale.
Le scarpe di sicurezza si distinguono
dalle scarpe di protezione sostanzialmente soltanto per il
differente limite di carico del puntale di protezione.
Forme delle scarpe e
classificazione
Secondo UNI EN 344 esistono 5 tipi di
scarpe con differenti altezze della tomaia (h): A-Scarpa bassa,
B-Stivale basso, C-Stivale medio-alto, D-Stivale alto, E-Stivale a
mezzagamba.
La classificazione delle scarpe
avviene in base a 2 criteri:
Codice
Denominazione |
Classificazione |
I |
Scarpe in pelle o
altri materiali, con eccezione della gomma pura o delle scarpe
completamente in polimero. |
II |
Scarpe completamente
in gomma o scarpe completamente in polimero (scarpe
vulcanizzate o sagomate). |
Oltre ai requisiti fondamentali, quali ad
es. la resistenza allo strappo del materiale, sono stabiliti altri
requisiti, contrassegnati dai rispettivi simboli, per particolari
utilizzi. Ambiti di utilizzo, come il settore forestale e le miniere
non sono più contemplati nelle norme EN. Il datore di lavoro o il
suo incaricato devono stabilire, in base ai pericoli di ogni singola
situazione lavorativa, quale tipo di scarpe è necessario
impiegare.
REQUISITI INTEGRATIVI PER
UTILIZZI PARTICOLARI CON I CORRISPONDENTI SIMBOLI DI
CONTRASSEGNO

* soltanto per scarpe
professionali
Per facilitare la marchiatura, sono state
elaborate, per i tre tipi di scarpe, le principali combinazioni dei
requisiti essenziali e di quelli integrativi e sono stati introdotti
nuovi simboli:
Scarpe di sicurezza,
secondo |
UNI EN 345, categoria
(S) |
Scarpe di protezione,
secondo |
UNI EN 346, categoria
(P) |
Scarpe da lavoro,
secondo |
UNI EN 347, categoria
(O). |

** per le Categorie O1 e 04
inoltre:
resistenza della suola ai
combustibili
Per le scarpe antistatiche (requisito
integrativo A) la re-sistività elettrica non deve essere minore di
105 Ohm e non maggiore di 109 Ohm. Le scarpe conduttrici
(requisito integrativo C) devono avere una resistività elettrica non
maggiore di 105 Ohm.
Contrassegno
Le scarpe di sicurezza, di protezione e
da lavoro devono essere contrassegnate con le seguenti
informazioni:
- grandezza,
- marchio del costruttore,
- denominazione del tipo fatta dal
costruttore,
- data di produzione (trimestre e
anno),
- Paese di produzione,
- numero della norma EN,
- simbolo corrispondente alla funzione
protettiva,marchio di conformità CE.
|