Abbigliamento di protezione per il capo, gli occhi, le mani ed i piedi
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INTRODUZIONE

Dal 24 dicembre 1992 sono entrate in vigore le norme, recepite con decreto legislativo 4 dicembre 1992, n. 475 della direttiva del Consiglio della Comunità Europea, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri, relative ai dispositivi di protezione individuale (89/686/CEE). Ai sensi delle nuove disposizioni, i dispositivi di protezione individuale devono corrispondere ai requisiti contenuti nell'allegato II della direttiva ed essere provvisti del marchio di conformità CE *). I dispositivi di protezione individuale (DPI) sono suddivisi in tre categorie, indipendentemente dal potenziale di pericolo contro il quale essi sono impiegati:

  • prima categoria, DPI semplici, ad es. guanti da giardino, protezioni per le ginocchia;
  • seconda categoria, DPI che non rientrano nè nella prima, nè nella terza categoria, ad es. gli elmetti di protezione per uso industriale;
  • terza categoria, DPI complessi, ad es. mezzi per la protezione delle vie respiratorie.

Non esiste attualmente una regolamentazione ufficiale per l'assegnazione dei DPI alle rispettive categorie. Per ogni categoria dei DPI è necessaria, da parte del costruttore o del suo mandatario, una dichiarazione di conformità CE, in base all'allegato II della direttiva. I DPI appartenenti alla seconda e terza categoria, necessitano di una omologazione CE: ciò significa che un'organismo di controllo autorizzato stabilisce e certifica che il tipo di DPI corrisponde alle specifiche norme della direttiva. Nel caso di DPI di progettazione complessa, appartenenti alla terza categoria, è necessario eseguire altres' un controllo del sistema di qualità, ai sensi dell'art. 11 della direttiva CE. Nelle norme transitorie del decreto legislativo n. 475 è stabilito inoltre, che i DPI, già prodotti alla data di entrata in vigore della direttiva, conformemente alle normative nazionali vigenti o di altri Paesi della CEE, possono essere commercializzati fino al 31 dicembre 1994. (Il marchio GS (marchio di sicurezza controllata), rilasciato antecedentemente al 1. gennaio 1993, è valido soltanto fino al 1. gennaio 1998, a meno che, l'organismo di controllo non sia stato riconosciuto quale organismo di controllo autorizzato).

Che cosa sono i dispositivi di protezione individuale?

I dispositivi di protezione individuale sono quei dispositivi e mezzi volti alla difesa e alla diminuzione dei pericoli per la sicurezza e la salute di una persona; essi sono portati o indossati sul corpo o su parti di esso.

Quali devono essere i requisiti dei dispositivi di protezione individuale?

I dispositivi di protezione individuale possono essere commercializzati, soltanto se rispondono ai requisiti essenziali per la salute e per la sicurezza, ai sensi dell'allegato II della direttiva (89/686/CEE) e se sono provvisti del marchio di conformità CE. I dispositivi di protezione individuale devono:

  • offrire protezione contro i pericoli da prevenire, senza comportare di per sè un pericolo maggiore,
  • essere idonei per le condizioni presenti sul posto di lavoro,
  • tener conto delle esigenze ergonomiche e delle necessità di salute del lavoratore,
  • essere adatti a colui che li usa.

All'adempimento della direttiva (86/686/CEE) concorrono norme europee armonizzate, che non sono vincolanti, per le quali tuttavia vale il presupposto, che la loro osservanza comporti anche la realizzazione dei requisiti contenuti nella direttiva. Il costruttore può discostarsi dalle norme. In questo caso egli deve però dimostrare di aver ottemperato in altro modo ai requisiti posti dalla direttiva CEE. Nel periodo di transizione (fino al 31 dicembre 1994), ai fini della valutazione dei dispositivi di protezione individuale, possono essere applicate, fintantochè non esistono norme armonizzate CEE, norme, regole e prescrizioni nazionali.

*) Il marchio deve essere apportato o sul prodotto stesso oppure, in casi particolari, sulla più piccola unità d'imballaggio. CE è l'abbreviazione di "Communautè Europèenne"-"Comunità Europea" - ora Unione Europea. Ai DPI, per i quali è prevista un'omologazione, può essere apportato esclusivamente il marchio CE (il marchio GS, marchio di sicurezza controllata, ad esempio, non è ammesso).

Quando devono essere utilizzati i dispositivi di protezione individuale?

I dispositivi di protezione individuale devono essere utilizzati quando non è possibile eliminare in altro modo il pericolo al quale è esposto il lavoratore addetto o se egli non può essere allontanato dalla zona di pericolo. Le condizioni che impongono l'uso dei dispositivi di protezione individuale sono determinate, tra l'altro, dalle caratteristiche specifiche del luogo di lavoro. L'utilizzo adeguato dei DPI comporta una conoscenza completa dei pericoli presenti sul posto di lavoro. Questi pericoli vengono determinati mediante un'analisi dei rischi da parte degli esperti della sicurezza -ingegneri, tecnici o capiproduzione- in accordo con i medici aziendali.

Si rammenta altresi' che la direttiva del Consiglio del 30 novembre 1989, relativa alle prescrizioni minime per la sicurezza e la salvaguardia della salute dei lavoratori, nell'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (89/656/CEE), e la direttiva quadro sulla tutela del lavoro (89/391/CEE) sono in corso di recepimento nella normativa italiana.

Il datore di lavoro è obbligato, ai sensi delle disposizioni generali sulla tutela del lavoro, ad allestire e organizzare l'azienda in modo tale, che il lavoratore sia protetto contro i rischi per la sua incolumità e la salute, nei limiti permessi dalla natura del lavoro svolto in azienda. Le disposizioni generali contengono già l'obbligo di mettere a disposizione idonei dispositivi di protezione individuale. Se, ad esempio, anche adottando misure prioritarie, non è possibile rimanere al di sotto del valore limite degli inquinanti nell'ambiente di lavoro (MAK) o della concentrazione biologicamente tollerabile (BAT), il datore di lavoro è tenuto a mettere a disposizione dei lavoratori, ai sensi delle norme di igiene del lavoro, idonei dispositivi di protezione individuale ed a conservarli in condizioni perfettamente igieniche e pronti per l'uso. I lavoratori possono venire occupati, portando i dispositivi di protezione individuale, solo per il tempo strettamente necessario per il procedimento lavorativo e fintanto ciò sia compatibile con la tutela della salute. I lavoratori, dal canto loro, sono tenuti ad utilizzare i dispositivi per la protezione individuale messi a disposizione. Di regola i dispositivi per la protezione individuale sono di uso strettamente personale. Il datore di lavoro deve mettere gratuitamente a disposizione dei lavoratori i dispositivi di protezione individuale, a meno che essi vengano utilizzati al di fuori dell'attività lavorativa (ad es. utilizzo privato delle scarpe di sicurezza, di protezione o per uso professionale).

Nelle norme di prevenzione degli infortuni sono contenute indicazioni molto dettagliate sull'uso dei dispositivi di protezione individuale. In particolare:

(1). Se, anche mediante l'impiego di misure organizzative e tecniche, non è possibile evitare ai lavoratori pericoli di infortunio o per la salute, il datore di lavoro è tenuto a mettere a disposizione i dispositivi di protezione individuale ed a conservarli correttamente.

(2). In particolare, il datore di lavoro deve mettere a disposizione:

  1. Protezione del capo: i lavoratori esposti a specifici pericoli di offesa al capo, per caduta od oscillazione di materiali dall'alto o a causa dei pericoli derivanti dall'impigliamento dei capelli, devono essere provvisti di copricapo appropriato.
  2. Protezione dei piedi: quando è prevedibile l'offesa ai piedi nei pericoli specifici di urto o di schiacciamento o determinati dalla caduta di materiali dall'alto, nei pericoli di contatto con oggetti acuminati o taglienti oppure con materiali incandescenti o con fluidi caldi o causticanti.
  3. Protezione degli occhi e del viso: quando è prevedibile l' offesa agli occhi o al viso per proiezione di materiali o durante la spruzzatura di fluidi o per la radiazione di sostanze pericolose.
  4. Protezione delle vie respiratorie: i lavoratori esposti all'inalazione di gas, vapori, polveri, nebbia o polveri velenosi, corrosivi o irritanti o nel caso in cui vi sia mancanza di ossigeno.
  5. Protezione delle altre parti del corpo: nel caso in cui i lavoratori si trovino ad operare vicino a sostanze, che possono provocare lesioni alla pelle o che possono penetrare nel corpo attraverso la pelle, cosi'come nel caso di pericolo di ustioni, corrosioni, scottature, raffreddamento, di elettrocuzione, di punture e tagli.

I lavoratori devono usare, sul luogo di lavoro, indumenti o abbigliamento, che non causino infortuni, specialmente a causa di parti in movimento di impianti, del calore, di sostanze corrosive o di cariche elettrostatiche.

Nel caso in cui i lavoratori siano occupati in ambiente aperto e sussistano pericoli per la salute determinati dalle condizioni atmosferiche, è necessario allestire il posto di lavoro in modo tale che esso sia protetto dagli agenti atmosferici o mettere a disposizione dei lavoratori indumenti di protezione.

I DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

I dispositivi di protezione individuale comprendono i mezzi di protezione per il capo, gli occhi, il viso, l'udito, le vie respiratorie, il corpo, le braccia, le mani, le gambe ed i piedi, cosi'come i mezzi di protezione contro la caduta e per la protezione dei lavoratori che operano singolarmente.

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PROTEZIONE DEL CAPO

La protezione del capo deve proteggere dai pericoli di offesa determinati dalla caduta o dall'oscillazione, dal rovesciamento e proiezione di materiali e dai pericoli derivanti dai capelli lunghi.

Elmetti di protezione

Ai sensi delle norme UNI EN 397 "Elmetti di protezione nell'industria" gli elmetti di protezione sono formati da un guscio esterno e da un rivestimento interno. Il rivestimento interno è formato dalle fasce portanti, dalla fascia perimetrale, dalla fascia posteriore, dalla fascia antisudore e dall' imbottitura interna. L'elmetto di protezione deve possedere un'elevata resistenza agli urti e alla penetrazione, conformemente alle prescrizioni di prova contenute in UNI EN 397. La distanza tra il cranio e la parte interna del guscio dà la deflessione utile per l'esaurimento dell'energia d'urto. La conformazione dell'elmetto deve deviare, possibilmente in modo tangenziale, gli oggetti che vi urtano. La struttura interna dell'elmetto deve ripartire i carichi che gravano sul capo attraverso l'elmetto. La fascia antisudore deve essere formata da materiale ben tollerabile alla pelle e garantire una calzata confortevole dell'elmetto.

La fascia posteriore deve permettere, insieme con la fascia perimetrale regolabile, una buona calzata dell'elmetto anche in posizione china. Gli elmetti devono eventualmente essere assicurati dal cadere o dal volar via mediante un sottogola. A seconda dell'impiego, gli elmetti devono garantire l'aerazione, l'eliminazione dell'acqua, la riflessione, la resistenza al fuoco, cosi' come l'isolamento elettrico.

 

 

Gli elmetti devono essere contrassegnati nel seguente modo:

- indicazione delle norme UNI EN 397;
- nome o marchio del costruttore;
- anno e trimestre di fabbricazione;
- tipo dell'elmetto (indicazione del costruttore);
- grandezza o settore di grandezza (in cm.);
- marchio di conformità CE.

Gli elmetti di sicurezza, che rispondono a esigenze ulteriori, devono essere contrassegnati come segue:

Requisiti particolari Contrassegno
Protezione per temperature basse "-20 øC" o "-30 øC" a seconda dell'impiego previsto
Protezione per temperature molto alte "+150 øC"
Isolamento elettrico "440 Vac"
Resistenza alla deformazione per carichi laterali "RL"
Protezione contro gli spruzzi di metallo fuso "MM"

Ogni elmetto di protezione deve essere provvisto delle seguenti informazioni nella lingua del paese in cui viene commercializzato (Alto Adige: italiano e tedesco):

  • nome e indirizzo del costruttore;
  • indicazioni o consigli concernenti la conservazione, l'uso, la pulizia, la manutenzione e la disinfezione;
  • indicazioni relative agli accessori e alle parti di ricambio idonee;
  • il significato del contrassegno, delle informazioni ulteriori e delle indicazioni relative ai limiti d'impiego dell'elmetto, corrispondentemente ai rischi relativi;
  • limiti d'impiego o durata d'impiego dell'elmetto e dei suoi componenti;i
  • ndicazioni particolareggiate relative al tipo d'imballaggio idoneo per il trasporto degli elmetti di protezione.

Particolari settori d'impiego

Requisiti particolari

Elmetti di protezione per i lavori con le pistole sparachiodi

Nei lavori con le pistole sparachiodi devono essere utilizzati gli elmetti protettivi, al fine di garantire la protezione contro la proiezione dei chiodi o le schegge di materiale. Gli elmetti devono essere caratterizzati da una bordura ampia, lungo tutta la circonferenza e non devono avere aperture d'aerazione. Questo elmetto deve superare una prova di sparo. Esso è realizzato in poliestere rinforzato con fibra di vetro. E'necessario rispettare, inoltre, l'utilizzo della protezione al viso per ogni lavoro. Per i lavori con le macchine spingichiodi è sufficiente il normale elmetto di protezione.

Elmetti di protezione per minatori e per i lavori in sotterraneo

L'elmetto di protezione non deve presentare parti metalliche continue e deve essere caratterizzato da un sostegno per la lampada e da un cavo di collegamento.

Elmetti di protezione per basse temperature ambientali

Nel caso di temperature ambientali basse, ad es. nei magazzini o celle frigorifere e all'aperto vengono utilizzati elmetti di protezione dotati dei requisiti rispondenti all'indicazione "protezione contro temperature molto basse". Anche nel caso di conservazione di questo tipo di elmetti ad una temperatura di -20ø fino a -30øC, le caratteristiche di protezione e di resistenza devono mantenersi inalterate.

Elmetti di protezione per temperature ambientali elevate

Nel caso di temperature ambientali elevate, ad es. per i lavori agli altoforni o ai forni fusori, vengono utilizzati elmetti di protezione dotati dei requisiti rispondenti all'indicazione "protezione per temperature molto elevate". La calotta dell'elmetto viene portata ad una temperatura di +150 øC ed il rivestimento interno ad una temperatura di +50øC: i requisiti di resistenza meccanica devono rimanere inalterati.

Elmetti di protezione per l'agricoltura e lavori forestali

L'elmetto deve essere provvisto di aperture per l'aerazione, chiuse verso l'alto ed a forma di "abbaino", e di una canaletta per la pioggia; esso deve inoltre rispondere al requisito di "protezione per temperature molto basse".

Elmetti di protezione per i lavori ad impianti elettrici fino a 1000 V

L'elmetto deve avere un sufficiente grado di isolamento elettrico e non deve contenere parti metalliche continue. Durante la prova con 3 kV. di tensione alternata, per la durata di 5 minuti, l'intensità di corrente che l'attraversa non deve superare il valore 1,5 mA.

Modelli particolari

Per lavoratori che hanno subito delle lesioni al capo vengono forniti rivestimenti interni particolari. A seconda del tipo di lesione e al fine di ripartire il peso dell'elmetto sul capo, evitando di premere sulla parte sensibile, vengono utilizzate fasce in tessuto o in pelle o cuscinetti in schiuma espansa.

Gli elmetti per i vigili del fuoco, secondo UNI EN 433, sono costituiti, frequentemente, di acciaio bonificato. Spesso sono forniti di una protezione della nuca. E' prescritto inoltre un sottogola per il fissaggio dell'elmetto sul capo in maniera sicura.

Protezione completa per il capo

Per lavori speciali è necessario utilizzare un elmetto che protegga completamente anche il viso, la nuca ed il collo. Tali elmetti proteggono contro proiezioni di particelle pulveriformi o contro gas e vapori, ad es. nella sabbiatura o nella metallizzazione a spruzzo. Il finestrino dell' elmo può consistere di una griglia in filo d'acciaio con uscita d'aria o in policarbonato chiaro e trasparente con aperture laterali per l'uscita dell'aria. L'aerazione può avvenire mediante aria compressa o ventilazione.

Reti e cuffie protettive per i capelli

Ai sensi delle norme di prevenzione degli infortuni, non è ammesso lavorare con capelli lunghi liberi o trecce nelle vicinanze di organi in movimento, che presentano pericoli di impigliamento dei capelli. Come protezione sono necessari reti o cuffie per capelli.

Copricapo antiurto

I copricapo antiurto hanno dimostrato una buona efficacia contro gli urti, in specie nei lavori ferroviari di manovra. I requisiti sono contenuti nelle norme UNI EN 812 "Copricapo antiurto per uso industriale".

 

PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO

Gli occhi vengono protetti mediante occhiali di protezione o protezioni da fissare sugli occhiali. Il viso viene protetto invece per mezzo di visiere, cappe o schermi di protezione.

I danni all'occhio possono essere determinati da molteplici cause:

Lesioni meccaniche
Polveri, acidi, schegge che possono penetrare nell'occhio; lesioni dovute ad urto o colpo.

Lesioni ottiche
La luce naturale e artificiale o le sorgenti di radiazioni causano una gran parte delle lesioni agli occhi, in dipendenza della lunghezza d'onda:

  • Radiazione ultravioletta 200-380 nm. (1 nm. nanometro= 10 -9 m.)
    Particolarmente dannose sono le radiazioni ad onde corte di circa 310 nm. - Abbagliamento nella saldatura elettrica.
  • Luce visibile 380-780 nm.
    Un'intensità luminosa troppo alta e un'illuminazione insufficiente sono dannosi per la vista.
  • Radiazione infrarossa 780-4000 nm
    L'energia radiante viene in parte convertita in calore sulla retina. Ciò può provocare delle bruciature e la cecità -cateratta- provocata dal calore.
  • Radiazione laser
    Il fascio di raggi da 350 fino a 1400 nm. ha effetti particolarmente dannosi sulla retina. I danni alla retina a causa dei raggi laser maggiori di 1400 nm. si verificano soltanto in caso di esposizioni intense e prolungate.

Lesioni chimiche
Le sostanze chimiche solide, liquide o gassose (ad es. le basi, gli acidi, i gas corrosivi) possono penetrare nell'occhio. Essi corrodono la retina e danneggiano la vista.

Lesioni termiche
Freddo o calore estremi provocano ugualmente lesioni agli occhi: lacrimazione a causa del freddo, ustioni della retina a causa del caldo.

 

Occhiali di protezione

Gli occhiali di protezione sono formati dalla montatura e dalle lenti (DIN 4646, parte 1, UNI EN 166). Al fine di evitare la penetrazione laterale di sostanze nocive o di radiazioni essi sono dotati di ripari laterali. Esistono occhiali a stanghette e avvolgenti con aperture per l'aerazione. Gli occhiali devono assicurare un perfetto posizionamento sul viso. L'ampiezza del campo visivo è determinata dalla dimensione minima delle lenti, secondo le norme DIN 4646, parte 1. Il materiale degli occhiali deve essere invariante alla temperatura e non infiammabile, non deve avere componenti nocivi alla salute, nè venir attaccato dall'umidità o dal sudore. Per i diversi tipi di pericolo sono stati creati svariati tipi di occhiali. I sopraocchiali sono formati per lo più da materiale sintetico: le lenti che si inseriscono sugli occhiali si possono sollevare verso l'alto.

Contrassegno per la montatura: marchio d'identificazione del costruttore, rischio coperto, simbolo di certificazione; per le lenti: marchio d'identificazione del costruttore, livello di protezione (solo filtro), classe ottica, resistenza meccanica (se necessario), simbolo di certificazione.

Visiera di protezione

Visiere protettive contro schegge, sostanze chimiche o radiazioni. Esse possono essere fissate ad un supporto per il capo oppure tenute con la mano per mantenere una libera visibilità. La finestra della visiera contiene lastre trasparenti, filtranti, sostituibili e regolabili, ad es. per la saldatura elettrica.

Cappa di protezione

Le cappe di protezione, in diversi materiali, vengono utilizzate insieme con l'elmetto di protezione o altri dispositivi di sostegno. Esse sono pressochè chiuse e sono munite frontalmente di lastre trasparenti di protezione sollevabili, ad es. per i lavori ai forni di riscaldo.

Schermi di protezione

Gli schermi di protezione vengono fissati all'elmetto di protezione o ad altri dispositivi di sostegno, ma non sono completamente chiusi. Essi possono consistere di un tessuto metallico o di materiale sintetico ed hanno superfici parzialmente metallizzate per la riflessione del calore. Essi devono essere difficilmente infiammabili; gli schermi devono proteggere dalle azioni meccaniche, dagli schizzi, dalle scintille, dal calore radiante e dalle sostanze chimiche. Alcuni possono avere lastre trasparenti di sicurezza con azione filtrante. Per i lavori con elementi in tensione, con tensione nominale fino a 1000 V gli schermi di protezione devono essere di materiale sintetico isolante (senza parti metalliche scoperte), secondo DIN 0680. Nella parte interna dello schermo deve esservi una lamina di protezione contro le cariche elettrostatiche.

Lastre trasparenti di sicurezza

A seconda della loro efficacia protettiva le lastre trasparenti si dividono in:

  • lastre trasparenti di sicurezza
  • lastre trasparenti con azione di filtro

Le lastre trasparenti devono soddisfare ai requisiti minimi, relativamente alla resistenza termica, ai raggi ultravioletti e alla qualità ottica. Le lastre trasparenti sono suddivise in:

classe 1: bassa deformazione ottica per lavori che richiedono elevate esigenze di visibilità e per un utilizzo continuativo;
classe 2: media deformazione ottica per lavori che richiedono medie esigenze di visibilità;
classe 3: alta deformazione ottica solo in casi eccezionali per lavori grezzi, senza particolari esigenze di visibilità; da non utilizzare continuativamente.

Ogni lastra trasparente deve essere contrassegnata dalla classe ottica.

Lastre trasparenti di sicurezza senza proprietà filtrante

Le lastre trasparenti di sicurezza sono da usare ovunque esista il pericolo di lesioni meccaniche per l'occhio. Sono ammessi i seguenti materiali:

  • vetro di sicurezza a lastra semplice - vetro temprato,
  • vetro di sicurezza stratificato - vetro a più lastre,
  • materiale sintetico.

Le lastre trasparenti di sicurezza devono essere conformi alle norme DIN 4646, parte 1. Esistono anche lenti di correzione per portatori di occhiali.

Lastre con azione filtrante

Le radiazioni dannose devono essere filtrate in modo tale che la loro intensità e la loro composizione spettrale non siano nocive per l'occhio; devono tuttavia venir garantite delle buone condizioni di visibilità. Le lastre trasparenti filtranti possono consistere degli stessi materiali delle lastre trasparenti di sicurezza. Le lastre trasparenti che superano la prova di non adesione del metallo fuso, vengono contrassegnate con la cifra 9.

Una suddivisione in livelli di protezione permette di scegliere la lastra trasparente filtrante idonea, che garantisca una protezione sufficiente. Livelli di filtro protettivo da 1 a 6 (norme DIN 4646, parte 1, norme UNI EN 166).

In base al tipo di radiazione da schermare, le lastre trasparenti filtranti vengono suddivise nel modo seguente:

  • Filtro per la saldatura e tecniche similari: UNI EN 169
  • Filtro protettivo per raggi ultravioletti: UNI EN 170
  • Filtro protettivo per radiazione infrarossa: UNI EN 171
  • Filtro protettivo solare: UNI EN... (DIN 4647 fgl. 4)
  • Filtro protettivo per laser: UNI EN... (DIN 58215)

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PROTEZIONE DEL CORPO - ABBIGLIAMENTO DI PROTEZIONE

Per protezione del corpo s'intende l'abbigliamento che copre il tronco, come ad es. gli indumenti di protezione, compresi i panciotti, le giacche, i pantaloni, i mantelli ed i grembiuli di protezione. Anche l'abbigliamento di segnalazione contro i pericoli della circolazione stradale rientra nella categoria dell'abbigliamento di protezione. La norma armonizzata UNI EN 340 "Abbigliamento di protezione - Requisiti generali" stabilisce i requisiti fondamentali dell'abbigliamento di protezione, ai quali si fa riferimento nelle norme speciali, come ad es. nelle norme UNI EN 470 "Abbigliamento per i lavori di saldatura e procedimenti similari". I "Requisiti Generali" relativi all'abbigliamento di protezione forniscono le necessarie indicazioni sul contrassegno e sul costruttore, sulla taglia dell'abbigliamento e sul comportamento del materiale all'invecchiamento.

Contrassegno

L'abbigliamento di protezione deve essere munito, oltre che del marchio di conformità CE, anche dei seguenti contrassegni:

  • nome, marchio di fabbrica o altre modalità d'identificazione del costruttore o del suo mandatario,
  • tipo, nome commerciale o codice,
  • grandezza,
  • numero della norma europea,
  • pittogramma relativo al pericolo, contro il quale viene utilizzato l'abbigliamento di protezione, in special modo l'ambito di utilizzo ed eventualmente i livelli di efficacia o le classi,
  • contrassegno per la manutenzione.

Informazioni sul costruttore

Ogni capo dell' abbigliamento di protezione deve essere accompagnato da chiare informazioni in forma scritta, nelle quali devono essere contenute essenzialmente le seguenti indicazioni:

  • nome e indirizzo completo del costruttore o del suo mandatario nella società,
  • denominazione del prodotto,
  • numero della norma europea,
  • spiegazione dei pittogrammi, dei livelli o classi di prestazione,
  • indicazioni sull'uso.

Abbigliamento di protezione contro il freddo, secondo UNI EN 342

Per la protezione contro le temperature inferiori ai -5 øC - ad es. nelle celle frigorifere o per i lavori all'aperto (nel periodo invernale) - viene utilizzato l'abbigliamento di protezione in tessuto imbottito o a più strati di materiale sintetico o naturale. Per la permeabilità all'aria e la resistenza alla permeabilità del vapore acqueo sono stabilite tre, rispettivamente quattro classi (livelli di prestazione).

Abbigliamento di protezione contro le intemperie, secondo UNI EN 343

Nel caso di condizioni atmosferiche sfavorevoli, di vento o di temperatura ambientale al di sopra di -5øC, viene utilizzato l'abbigliamento di protezione in materiale sintetico o in tessuto plasticato con aperture per l'aerazione sotto le ascelle e sulla schiena. Se utilizzato con una fodera termica l'abbigliamento di protezione contro le intemperie può servire anche come abbigliamento di protezione contro il freddo fino a temperature di -5øC.

Abbigliamento di protezione per la saldatura e procedimenti similari, secondo UNI EN 470

L'abbigliamento di protezione deve proteggere colui che lo indossa dalle ustioni dovute a particelle metalliche calde o roventi e dal breve contatto con fiamme e radiazioni ultraviolette. La norma UNI EN 470 è valida sia per l'abbigliamento di protezione in pelle che in tessuto. Le particelle roventi o gli spruzzi di saldatura non devono rimanere attaccate all'abbigliamento di protezione. La reazione al fuoco del materiale utilizzato deve rispondere perlomeno ai requisiti della classe 1, ai sensi delle norme CEN 162 N 105.

Abbigliamento di protezione per i lavoratori del settore industriale, esposti al calore, secondo UNI EN 531
(ad eccezione dell'abbigliamento di protezione per i vigili del fuoco e per i saldatori)

Tale abbigliamento è indicato per la protezione contro l'azione di parti roventi, del calore radiante, di brevi contatti con fiamme libere, delle scintille, cosi' come degli spruzzi di scorie o di metallo liquidi. L'abbigliamento di protezione dal calore deve riflettere il calore radiante e deve essere difficilmente o affatto infiammabile. Questi requisiti sono soddisfatti dalle fibre minerali, dalle fibre naturali difficilmente infiammabili e dalle fibre sintetiche. Esse sono tessuti portanti, per il rivestimento superficiale riflettente con lamine di alluminio, rame, argento ed oro, i quali riflettono il calore radiante fino al 90%. Contro le sostanze liquide infiammabili vengono utilizzati tessuti con rivestimento in materiale sintetico autoestinguente, che in parte è resistente agli acidi.

I requisiti dell'abbigliamento di protezione sono stabiliti mediante livelli di prestazione, rappresentati nel pittogramma con 5 numeri:

Posizione: 1 propagazione limitata delle fiamme: prova secondo le norme CEN/TC 162N126 (ad es. 2).
Posizione: 2 calore di convezione prova secondo le norme UNI EN 367 (ad es. 3).
Posizione: 3 calore radiante: prova secondo la norma UNI EN 366
Posizione: 5 spruzzi di metallo liquido-alluminio: prova secondo le norme UNI EN 373 (ad es. 2).
Posizione: 6 spruzzi di metallo liquido-ferro: prova secondo le norme UNI EN 373 (ad es. 1).

I requisiti per l'abbigliamento di protezione per i vigili del fuoco sono contenuti nelle norme UNI EN 469.

Abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche

I vestiti, i mantelli, i grembiuli, le maniche e le cappe devono proteggere dalle sostanze chimiche liquide e solide (particellate) e dalle sostanze biologiche.

Le norme armonizzate riguardanti l'abbigliamento di protezione dalle sostanze chimiche indicano i requisiti necessari per il materiale utilizzato, per le cuciture e le giunzioni, cosi' come i requisiti complessivi dell'abbigliamento di protezione.

Le seguenti norme EN riguardanti l'abbigliamento di protezione dalle sostanze chimiche liquide, liquide e gassose, compresi gli aerosol da liquidi e le particelle solide sono nuove:

UNI EN 465 Abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche; protezione contro sostanze chimiche liquide; requisiti di prestazione; equipaggiamento tipo 4; indumenti di protezione con congiunzioni impermeabili tra le diverse parti dell'indumento.

UNI EN 466 Abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche; protezione contro sostanze chimiche liquide (compresi gli aerosol da liquidi), requisiti di prestazione; equipaggiamento tipo 3; abbigliamento di protezione con congiunzioni impermeabili tra le diverse parti dell'indumento.

Le norme stabiliscono dei requisiti minimi dell'abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche, con congiunzioni tra le parti dell'indumento impermeabili ai liquidi e agli spray.

UNI EN 467 Abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche; protezione contro sostanze chimiche liquide; requisiti di prestazione; equipaggiamento tipo 5; indumenti che garantiscono una protezione contro le sostanze chimiche per parti del corpo.

Nella norma vengono stabiliti i requisiti minimi del materiale per l'abbigliamento di protezione come ad es. grembiuli, maniche e cappe.

UNI EN 943 Abbigliamento di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche, liquide e gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti di prestazione per l'abbigliamento di protezione senza aerazione, con giunzioni impermeabili ai gas (equipaggiamento tipo 1B).

La norma stabilisce i requisiti minimi per l'abbigliamento di protezione a tenuta contro le sostanze chimiche gassose, sopra il quale viene indossato un apparecchio per l'approvvigionamento dell'aria, che funziona indipendentemente dall'atmosfera ambientale (per es. recipiente con aria compressa). Nell'indumento è installata una maschera completa, alla quale è collegato dall'esterno l'apparecchio di protezione delle vie respiratorie.

UNI EN 944 Abbigliamento di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche liquide e gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti di prestazione per l'abbigliamento di protezione alimentato ad aria compressa, con giunzioni a tenuta di gas (equipaggiamento tipo 1C).

La norma stabilisce i requisiti minimi per l'abbigliamento di protezione a tenuta di gas. L'aria per la respirazione viene introdotta in sovrapressione, ad es. mediante il tubo per l'aria compressa con valvola di regolazione.

UNI EN 945 Abbigliamento di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche liquide e gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti di prestazione per abbigliamento di protezione alimentato ad aria compressa con giunzioni non a tenuta di gas (esecuzione tipo 2).

L'approvvigionamento dell'aria dell'abbigliamento di protezione ventilato avviene come per gli indumenti di protezione secondo UNI EN 944.

UNI EN 946 Abbigliamento di protezione per l'uso contro le sostanze chimiche liquide e gassose, compresi aerosol da liquidi e particelle solide; requisiti di prestazione per l'abbigliamento di protezione avvolgente e non aerato con giunzioni a tenuta di gas (esecuzione tipo 1A).

L'abbigliamento di protezione a tenuta di gas viene utilizzato con un apparecchio di protezione per le vie respiratorie, che opera indipendentemente dall'atmosfera circostante, ad es. un recipiente con aria compressa. L'apparecchio di protezione delle vie respiratorie viene portato al di sotto dell'abbigliamento di protezione contro le sostanze chimiche.

Abbigliamento di protezione per elettricisti

Per i lavori agli impianti elettrici è necessario utilizzare i dispositivi di protezione individuale, verificati ai sensi delle norme DIN VDE 0689, parte 1. In questi rientrano i dispositivi isolanti di protezione per il capo, il viso, le mani, i piedi ed il corpo. Poichè l'abbigliamento isolante di protezione è impermeabile al vapore acqueo, esso non viene utilizzato volentieri. Questo tipo di abbigliamento deve essere provato con la tensione di 1000 V e deve essere contrassegnato specificatamente (vedi simbolo).

Abbigliamento di protezione contro azioni meccaniche

L'abbigliamento di protezione per i luoghi di lavoro in cui può verificarsi il pericolo di rimanere impigliati in parti mobili o rotanti, deve rispondere ai requisiti contenuti nelle norme UNI EN 510. Oltre all'indumento a un pezzo (tuta con o senza maniche) vengono utilizzati anche giubbotti e pantaloni con patta. Si tratta di abbigliamento aderente con superfici lisce, prive di tasche esterne e con chiusure che non finiscono aperte verso l'esterno.

Abbigliamento di protezione da puntura o taglio

I grembiuli, i guanti e i bracciali che proteggono da lesioni da puntura o da taglio, vengono utilizzati nelle aziende per la lavorazione della carne. La norma UNI EN 412 "Grembiuli di protezione con l'uso di coltelli" contiene, tra l'altro, i requisiti relativi al materiale, alla resistenza alla penetrazione, alla conformazione e al contrassegno dei dispositivi di protezione individuale. L'abbigliamento di protezione è formato solitamente da un tessuto metallico di acciaio inossidabile o di ottone nichelato.

Abbigliamento di protezione per gli utenti di seghe portatili a catena, secondo UNI EN 381

Nell' impiego delle seghe a catena devono essere protette dal pericolo di tagli in particolar modo la zona delle gambe e dell'addome.

Nella norma UNI EN 381 sono stabiliti i requisiti per la protezione delle gambe. L'inserto di protezione contro il taglio è formato generalmente da più strati di stoffa o da un insieme di filamenti singoli, molto lunghi. Se la catena della segatrice taglia lo strato superiore della stoffa, i filamenti dell'inserto di protezione vengono strappati fuori intasando la ruota della catena e bloccando in frazioni di secondo la sega a catena.

Abbigliamento di segnalazione, secondo UNI EN 471 contro i pericoli della circolazione stradale

Vengono stabilite 3 classi di abbigliamento di segnalazione, in dipendenza delle superfici minime del materiale fluorescente di sfondo e del materiale riflettente.

Classe 3: ad es. tuta, giacca

Classe 2: ad es. panciotto, soprabito, pantaloni,

Classe 1: ad es. bretelle in materiale riflettente

Per il materiale di sfondo è ammesso non soltanto il colore fluorescente arancione-rosso, ma anche il giallo e il rosso fluorescenti.

Abbigliamento di protezione contro le sostanze radioattive

L'abbigliamento deve proteggere contro la contaminazione da sostanze radioattive e non dalle radiazioni radioattive. L'abbigliamento di protezione rivestito e permeabile all'aria, viene utilizzato, insieme con i dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nei lavori in cui s'impiega materiale fissibile o sostanze radioattive. Attualmente è in via di elaborazione una norma EN per l'abbigliamento di protezione contro la contaminazione radioattiva.

 

PROTEZIONE PER LE MANI

Le lesioni alle mani rappresentano la parte più consistente degli infortuni nel settore industriale e artigianale. Perciò le mani e gli avambracci devono essere protetti dai pericoli di lesioni meccaniche, termiche, chimiche, dalle contaminazioni radioattive e dal contatto con la tensione elettrica. In base alle norme sulle sostanze pericolose, i guanti di protezione devono essere indossati nell'uso di sostanze che rappresentano un rischio per le mani e per la pelle. Secondo le norme di prevenzione i guanti di protezione devono essere utilizzati, quando può insorgere il pericolo di lesioni alle mani. L'uso dei guanti può tuttavia anche essere pericoloso, ad es. nell'utilizzo di macchine con parti rotanti.

La norma armonizzata europea UNI EN 420 "Requisiti generali per i guanti di protezione" introduce nuove denominazioni per la grandezza dei guanti, mentre non viene fatto cenno alla loro forma. Per alcuni determinati settori d'impiego esistono norme EN particolari. Il contrassegno dei settori di protezione è dato da pittogrammi, la cui spiegazione deve essere esposta sull'imballaggio o contenuta nelle indicazioni d'uso.

Contrassegno

Ogni guanto di protezione deve essere contrassegnato nel modo seguente:

  • nome del costruttore o del suo mandatario,
  • denominazione del guanto (nome dell'articolo o codice),
  • grandezza,
  • marchio di conformità CE.

Indicazioni d'uso

All'utente devono essere fornite le seguenti informazioni essenziali:

  • nome e indirizzo completo del costruttore o del suo mandatario,
  • denominazione dei guanti di protezione,
  • indicazioni sulle grandezze disponibili del tipo di guanti di protezione,
  • pittogrammi per i settori d'utilizzo con i livelli di prestazione corrispondenti,
  • indicazioni sulla manutenzione e conservazione.

Grandezze e misure dei guanti di protezione

Secondo la norma UNI EN 420 sono state stabilite le seguenti grandezze dei guanti di protezione, in rapporto alla dimensione della mano:

Grandezza Dimensione della Lunghezza dei guanti mano (mm.) min. dei guanti di protez.

Circonferenza Lunghezza (mm.)

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Classificazione dei guanti di protezione

La suddivisione è predisposta per classi di pericolo:

  • pericoli meccanici,
  • pericoli chimici,
  • calore e fuoco,
  • freddo,
  • cariche elettrostatiche,
  • corrente elettrica
  • radiazioni ionizzanti,
  • contaminazioni batteriologiche,
  • vibrazioni.

Il grado e l'estensione della protezione sono simboleggiati dai livelli di prestazione e dai pittogrammi, che fissano il settore di protezione.

Guanti di protezione contro i rischi meccanici, secondo UNI EN 388

Per i guanti di protezione per sollecita-zioni meccaniche, accanto al pittogramma corrispondente devono essere indicati i livelli di prestazione delle verifi-che eseguite:

  • resistenza all'usura,
  • resistenza al taglio,
  • resistenza alla lacerazione,
  • resistenza alle punture.

I livelli di prestazione devono essere indicati in modo chiaro, accanto al pittogramma, sulla confezione di ogni singolo paio di guanti.

Prova Livelli di prestazione

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Le cifre 0 ed 1 indicano il livello minimo delle caratteristiche. Il marchio CE può essere apportato soltanto dopo che è stata effettuata un'omologazione, presso un organismo accreditato.

I guanti di protezione per sollecitazioni meccaniche vengono prodotti ad es. in pelle, in tessuto, in caucciù di nitrile con jersey di cotone oppure in materiale rivestito in PVC.

I settori d'impiego sono molteplici. Essi comprendono i lavori all'aperto, come ad es. i lavori edili, la lavorazione dei metalli e i lavori di montaggio e trasporto.

Guanti di protezione contro sostanze chimiche ed i microorganismi (secondo UNI EN 374, parte 1, 3-5)

Il materiale deve possedere, oltre alla resistenza meccanica, anche i requisiti relativi alla penetrazione e alla permeazione.
La penetrazione viene accertata mediante un test di tenuta all'aria e/o all'acqua, secondo UNI EN 374, parte 3 e 4. La permeazione, secondo UNI EN 374, parte 5, viene accertata misurando il tempo impiegato da un liquido pericoloso per venire in contatto con la pelle.

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I materiali usati sono il caucciù naturale o il lattice, per alcuni gruppi di materiali anche il PVC o il PVA (alcol polivinilico). Una protezione limitata offrono anche i guanti monouso nel settore igiene, fatti di un velo di materiale sintetico (velo di ordito di olefina o di polipropilene).

Guanti di protezione contro i rischi termici (calore e fuoco), secondo UNI EN 407

Questo tipo di guanti di protezione deve possedere, oltre a un elevato isolamento al calore, anche particolari requisiti di resistenza meccanica. Il tipo e l'estensione della protezione sono simboleggiati da un pittogramma con il simbolo della fiamma e con i diversi livelli di prestazione (1-4). Se al posto della cifra compare una "X", significa che i guanti non sono stati verificati contro questo particolare rischio.

 

 

Pos.
1 Comportamento al fuoco: il tempo in secondi, durante il quale il materiale continua a bruciare, dopo che la fiamma è stata allontanata dal pezzo in prova
2 Calore di contatto: l'ambito di temperatura tra i 100øC e i 500øC, nel quale colui che indossa i guanti, non sente alcun dolore per la durata di almeno 25 secondi
3 Calore convettivo: il tempo durante il quale il guanto di protezione riesce a ritardare il trasferimento del calore di una fiamma
4 Calore radiante: il tempo necessario per riscaldare il pezzo in prova fino ad una determinata temperatura
5 Piccoli spruzzi di metallo fuso: determinante è il numero delle gocce di metallo fuso, necessario affinchè i guanti di protezione raggiungano un'innalzamento della temperatura di 40øC.
6 Grandi quantità di metallo fuso: il calore necessario, affinchè un simulatore della pelle, posto direttamente dietro il pezzo in prova, venga lisciato o perforato. La prestazione viene contrassegnata da un indice da 1 a 4 (oppure 1-3 nel caso di calore convettivo). I guanti di protezione devono inoltre rispondere al livello di prestazione 1 per la resistenza all' usura e allo strappo.

Il cuoio è molto adatto contro i contatti brevi con superfici incandescenti, contro il calore radiante, come pure contro gli spruzzi di metallo (guanti di protezione per i lavori di saldatura, DIN 4841, parte 4). Grazie alla particolare struttura del suo tessuto spugnoso, il cotone permette un buon isolamento dal calore. Il rivestimento con caucciù di nitrile cosi'come le inserzioni di veli di stoffa aumentano le possibilità d'impiego dei guanti di protezione in tessuto di cotone, fino a circa 200øC.

I guanti di protezione in Nomex (fibra in poliammide) sono indicati per le elevate esigenze dovute al calore e al fuoco. La norma UNI EN 659 stabilisce i requisiti particolari per i guanti di protezione dei vigili del fuoco.

I guanti di protezione impiegati per una temperatura maggiore di 50øC devono essere sottoposti ad un'omologazione CE, ai sensi dell'art. 10 (89/686/CEE). I guanti di protezione previsti per gli ambienti caldi, con una temperatura ambientale di 100 øC o maggiore, devono essere sottoposti ad un' ulteriore controllo di qualità, ai sensi dell'art. 11.

Guanti di protezione contro il freddo, secondo UNI EN 511

Per i guanti che offrono protezione contro un rischio di scarsa entità, ad es. per condizioni atmosferiche non eccezionali o estreme, non è necessaria l' omologazione. Il costruttore può apporre il marchio CE, dopo il rilascio della dichiarazione di conformità CE.

Per ogni altro tipo di guanti per la protezione è necessaria l'omologazione. Per impieghi i cui effetti sono paragonabili a quelli riscontrati in luoghi, la cui temperatura ambientale sia di -50øC o minore di questo valore, è necessario, inoltre, ai sensi dell'art. 11 (89/686/CEE), il controllo di qualità.

Contrassegno

Il livello e l'estensione della protezione sono rappresentati dal pittogramma con tre livelli di prestazione:

  • protezione dal freddo di convezione,
  • protezione dal freddo per contatto,
  • impermeabilità all'acqua.

Dove: 0 = permeabile dopo 30 minuti,

1 = impermeabile dopo più di 30 minuti.

Come materiale possono essere utilizzati tessuti rivestiti in PVC con isolamento in materiale espanso.

Norme per altri ambiti d'impiego:

UNI EN 421 Guanti di protezione contro le radiazioni ionizzanti, compresa la contaminazione e la radiazione.
UNI EN 455 parte 1 Guanti monouso per uso medico; requisiti e verifica per l'ermeticità
UNI EN 455 parte 2 Guanti monouso per uso medico; requisiti e verifica delle proprietà fisiche

 

PROTEZIONE DEI PIEDI

Dal 1. gennaio 1993 valgono le seguenti norme armonizzate EN riguardanti le scarpe da lavoro:

UNI EN 344 Requisiti e metodi di prova per le scarpe di sicurezza, di protezione e da lavoro per l'uso industriale
UNI EN 345 Specificazione delle scarpe di sicurezza per l'uso industriale

Le nuove norme distinguono 3 tipi di scarpe - a seconda del livello di rischio:

  • scarpe di sicurezza
  • scarpe di protezione
  • scarpe da lavoro

La norma UNI EN 345, cosi'come altre due norme, stabiliscono i requisiti particolari per le scarpe di sicurezza, di protezione, da lavoro e per l'uso industriale:

UNI EN 346 - Specificazione delle scarpe di protezione per l'uso industriale,

UNI EN 347 - Specificazione delle scarpe da lavoro per l'uso industriale.

Le scarpe di sicurezza si distinguono dalle scarpe di protezione sostanzialmente soltanto per il differente limite di carico del puntale di protezione.

Forme delle scarpe e classificazione

Secondo UNI EN 344 esistono 5 tipi di scarpe con differenti altezze della tomaia (h):
A-Scarpa bassa, B-Stivale basso, C-Stivale medio-alto, D-Stivale alto, E-Stivale a mezzagamba.

La classificazione delle scarpe avviene in base a 2 criteri:

Codice Denominazione Classificazione
I Scarpe in pelle o altri materiali, con eccezione della gomma pura o delle scarpe completamente in polimero.
II Scarpe completamente in gomma o scarpe completamente in polimero (scarpe vulcanizzate o sagomate).

Oltre ai requisiti fondamentali, quali ad es. la resistenza allo strappo del materiale, sono stabiliti altri requisiti, contrassegnati dai rispettivi simboli, per particolari utilizzi. Ambiti di utilizzo, come il settore forestale e le miniere non sono più contemplati nelle norme EN. Il datore di lavoro o il suo incaricato devono stabilire, in base ai pericoli di ogni singola situazione lavorativa, quale tipo di scarpe è necessario impiegare.

REQUISITI INTEGRATIVI PER UTILIZZI PARTICOLARI CON I CORRISPONDENTI SIMBOLI DI CONTRASSEGNO

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* soltanto per scarpe professionali

Per facilitare la marchiatura, sono state elaborate, per i tre tipi di scarpe, le principali combinazioni dei requisiti essenziali e di quelli integrativi e sono stati introdotti nuovi simboli:

Scarpe di sicurezza, secondo UNI EN 345, categoria (S)
Scarpe di protezione, secondo UNI EN 346, categoria (P)
Scarpe da lavoro, secondo UNI EN 347, categoria (O).

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** per le Categorie O1 e 04 inoltre:

resistenza della suola ai combustibili

Per le scarpe antistatiche (requisito integrativo A) la re-sistività elettrica non deve essere minore di 105 Ohm e non maggiore di 109 Ohm.
Le scarpe conduttrici (requisito integrativo C) devono avere una resistività elettrica non maggiore di 105 Ohm.

Contrassegno

Le scarpe di sicurezza, di protezione e da lavoro devono essere contrassegnate con le seguenti informazioni:

  • grandezza,
  • marchio del costruttore,
  • denominazione del tipo fatta dal costruttore,
  • data di produzione (trimestre e anno),
  • Paese di produzione,
  • numero della norma EN,
  • simbolo corrispondente alla funzione protettiva,marchio di conformità CE.